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Chiamati affettuosamente "sanimalati", questi frutti rappresentano un vero e proprio patrimonio gastronomico della Sicilia, legato indissolubilmente alla tradizione contadina. Purtroppo, con il passare del tempo e la diffusione di varietà commerciali più uniformi, molte di queste antiche cultivar rischiano di scomparire.
L'origine del nome "sanimalati" è incerta, ma potrebbe derivare da una deformazione dialettale o da una caratteristica particolare di questi frutti, forse legati a specifici santi o a periodi di maturazione.
Questi frutti, spesso di piccole dimensioni e dal sapore intenso e aromatico, erano coltivati nelle campagne siciliane per l'autoconsumo. Ogni varietà aveva un nome dialettale che richiamava la sua forma, il colore o qualche caratteristica particolare. Purtroppo, molti di questi nomi sono andati perduti insieme alle varietà stesse.
L'uso dei sanimalati era molto vario: venivano consumati freschi, trasformati in marmellate, sciroppi o utilizzati per aromatizzare dolci e liquori. Alcuni frutti, come le mele cotogne, erano anche impiegati in cucina per preparare salse e confetture.
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Oggi, grazie all'impegno di alcuni agricoltori e appassionati, si sta assistendo a un rinnovato interesse per questi frutti antichi. Progetti di recupero e valorizzazione stanno contribuendo a preservare la biodiversità e a far riscoprire i sapori autentici della Sicilia.