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Quando si parla di capperi, si pensa immediatamente alla Sicilia, in particolare alle isole di Salina e Pantelleria, due centri di produzione di qualità.Il cappero è uno di quei prodotti che fa subito pensare alla Sicilia, in particolare all’estate e al meraviglioso paesaggio di alcune delle sue isole minori. La pianta del cappero è originaria dell’Asia Minore e della Grecia ed è in pieno fermento dal mese di maggio alla fine dell’estate. Sull’arbusto convivono pacificamente boccioli, fiori profumatissimi e frutti.Quello che noi conosciamo con il nome di cappero è il bocciolo non ancora aperto. Qualora non lo si cogliesse e si lasciasse sbocciare il fiore, si avrà il frutto, cioè il cucuncio.
La raccolta si effettua nel periodo che parte da fine maggio e può proseguire oltre agosto, ogni 8-10 giorni. Ci si sveglia prestissimo, perché bisogna evitare il sole più caldo. Dopo essere stati raccolti, i capperi vengono stesi al fresco, per impedirgli di sbocciare. Dopo qualche ora si separano i capperi dai capperoni (i bottoni più grandi sul punto di sbocciare). Il passaggio successivo è la salatura: avviene solitamente in fusti o botti tagliate a metà. Nei giorni che seguono ci si prende cura dei capperi, travasandoli da un contenitore all’altro. Questo trasferimento serve a evitare che l’azione di sale e calore rovini i capperi, innescando fermentazioni indesiderate.
Per celebrare la bontà dei capperi siciliani, si svolge ogni anno a Salina la Festa del cappero in fiore, ogni prima domenica di giugno. Location dell’evento è piazzetta Sant’Onofrio, nella frazione di Pollara. Le signore dell’isola preparano i piatti tipici della cucina eoliana, come paste condite con olio, tonno e capperi o con il pesto dei boccioli, le insalate, le salse, i totani ripieni, crostini e acciughe.