Spesso quando si parla di dolci siciliani si pensa subito alla cassata, ai cannoli, agli spincioni; esistono però tantissimi altri dolci, meno conosciuti, ma veri e propri tesori di pasticceria.
Prima che nascessero vere e proprie pasticcerie, quasi tutti i principali dolci dei territori venivano preparati o anche rielaborati dalle abili mani delle monache. La consuetudine di prepararli nacque in origine per contraccambiare lavori e servizi ricevuti. A beneficiarne erano quindi vescovi, prelati, confessori personali, medici e professionisti. I dolci sono simboli rituali e hanno un forte legame con il calendario liturgico. La cucina, tra l’altro, era uno strumento per continuare ad avere un qualche contatto con il mondo esterno e liberarsi dalle rigide regole della vita monastica. All’interno dei monasteri, dunque, c’erano veri e propri laboratori di pasticceria.
A scandire i tempi della preparazione dei dolci, che spesso assumono una connotazione iconografica, è il calendario liturgico: a Pasqua infatti si preparano gli agnelli di pasta di mandorle, mentre per la festa dei morti vengono preparati i biscotti con i fichi e l’ormai famosissima frutta Martorana. Proprio quest’ultima fu inventata dalle monache del Monastero della Martorana di Palermo. Si racconta che le orgogliose monache, aspettando la visita dell’arcivescovo, nell’atto dei preparativi per l’accoglienza, si accorsero che il loro giardino, famoso per essere splendido e florido, era spoglio e triste perché i frutti dell’estate erano già stati raccolti. Le monache allora si adoperarono per ridare al giardino quell’aspetto per cui era famoso. Si fornirono di pasta di mandorle, la modellarono in modo così perfetto, così reale da riuscire a creare tanti frutti con i quali addobbarono gli alberi e resero il giardino allegro e pieno di colori, riuscendo così a sbalordire l’illustre ospite.La pasticceria divenne pian piano un’attività commerciale, legata anche al sostentamento dei conventi.