Cosa rende unico il Ponte dell’Ammiraglio
Il Ponte dell’Ammiraglio di Palermo? è uno dei massimi esempi di ingegneria medievale dell’area mediterranea. Deve il suo nome al fondatore Giorgio di Antiochia, ammiraglio del Regno al servizio del Re Ruggero II dal 1125. Fu sempre lui a fondare la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. In origine la struttura attraversava il fiume Oreto. Sorse al di fuori della cinta murario della città normanna, in prossimità della Porta di Termini. Rimase all’asciutto nel 1938, quando il corso del fiume venne definitivamente deviato, poiché si verificavano troppi straripamenti. La struttura è interamente in pietra da taglio di dimensioni notevoli e straordinarie per l’epoca. Le curiosità su questo ponte normanno non finiscono qui: procediamo.
L’alveo originale del Ponte è oggi sostituito da un giardino. La costruzione è parzialmente interrata e circoscritta entro un’area recintata, di circa tre metri inferiore rispetto al piano stradale. La configurazione è “a schiena d’asino”: vi sono, dunque, due rampe simmetriche, rette da sette campate ad arco ogivale e ghiere. Sei massicci piloni scandiscono le arcate. Nei piloni vi sono aperture a sesto acuto, che servivano a ridurre la spinta del fiume in piena. La tecnica impiegata per la costruzione ne richiama una diffusa nell’area maghrebina, presente in Sicilia in altri ponti di età medievale, ancora oggi esistenti. Il ponte è in conci regolari di calcarenite. Proprio sul Ponte palermitano, il 27 maggio del 1869, le truppe garibaldine arrivate da Gibilrossa si scontrarono con le armate borboniche che dovevano impedire l’accesso dei Mille in città. Questo scontro passò alla storia come Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio.