C’è un’altra Sicilia, lontana dalle coste, dalla folla, dal turismo di massa. Un’isola nell’isola, talmente distante dal mare che in passato chi nasceva qui poteva anche morire senza averlo mai visto, neanche una volta. È una Sicilia intima, che si lascia scoprire solo se smettiamo di correre e iniziamo a… camminare. Camminare, camminare, camminare per scoprire la Sicilia del centro, fiera e selvaggia, e arrivare solo alla fine del nostro viaggio a scoprire il mare: vi sembrerà allora di vederlo per la prima volta. Tutto questo è possibile attraverso le antiche vie che i frati percorrevano a piedi o sul dorso di forti mule. Stiamo parlando, in parole povere, del cammino “La via dei Frati”: un itinerario di 166 km che, partendo dal cuore della Sicilia porta alla città normanna di Cefalù. Che siate credenti o meno, poco importa: camminare vi farà scoprire un nuovo modo di viaggiare dentro e fuori di voi. In marcia!
Come prima tappa possiamo partire da Caltanissetta o da San Cataldo (CL), direzione Marianopoli. Se preferite la frescura boschiva, partite dalla seconda. Immersi nel bosco di Gabara, dovremo guadare il fiume Salito. Vi sembrerà di essere già catapultati fuori dal tempo, in un passato lontano e imprecisato, quando per viaggiare bisognava attraversare foreste e fiumi. Usciti dall’area boschiva ci ricollegheremo alla variante da Caltanissetta, per arrivare quindi a Marianopoli. Da qui, raggiungiamo la SS 121 in direzione Caltanissetta fino a un bivio che conduce in una zona campestre e poi verso un torrente; risaliamo dunque verso il Santuario di Castel Belici, nel territorio di Petralia Sottana. Il Santuario è meta di pellegrinaggio fin dal XVII secolo, ed è dedicato al culto di un SS. Crocifisso che i monaci del Convento dei Frati Minori di Petralia, nel 1638, donarono alla Duchessa Maria Fernanda Alvarez, proprietaria del feudo. Un crocifisso ligneo policromo di grandezza naturale, opera di Frate Innocenzo da Petralia, insigne scultore, esposto nella Chiesa annessa alla parte anteriore del Castello. Nella parte posteriore del Castello, a qualche centinaio di metri di distanza, si erge una statua di Cristo Redentore, eretta nel 1995.
Ma non di solo cammino si vive. Se avete voglia di rifocillarvi e assaggiare qualcosa di veramente tipico della zona, nei comuni intorno al Santuario chiedete del pomodoro siccagno e della lenticchia di Villalba, presìdi slow food. Dopo questa pausa godereccia, riprendiamo dunque il cammino in direzione Resuttano. Incontreremo prima il Borgo Vicaretto, un borgo fantasma costruito alla fine degli anni ’50 del Novecento, e poi, dopo aver guadato il fiume Imera, i ruderi del Castello di Resuttano, completamente immersi nella natura. Proseguiamo quindi verso nord, in direzione Blufi. Prima di entrare nel borgo, bisogna far tappa al Santuario della Madonna dell’Olio. Il nome certo può sembrare bizzarro, ma fate ancora qualche passo per arrivare alla fonte dietro il Santuario e capirete il perché: troverete una nicchia perennemente annerita da un olio minerale, con tanto di bicchiere per prelevare questo prodigioso fluido. La leggenda narra che inizialmente questa fosse una sorgente di olio commestibile che, a causa di eccessivi e indebiti prelievi, si prosciugò. Fu quindi la Madonna a riattivare la sorgente in un’altra sede, ma con un altro olio, un idrocarburo, usato ancora oggi per patologie cutanee o come vermifugo. A pochi passi da questa inusuale fonte, potremo ammirare i celebri campi di tulipani rossi spontanei di Blufi, che fioriscono ad ogni primavera.
Seguiamo adesso la Via Turistica di Blufi e attraversiamo il ponte in cemento sulla diga incompiuta. Da qui raggiungeremo Castellana Sicula, splendido borgo in cui ancora oggi, d’estate, viene eseguito il “ballo della cordella”, un’antica danza di fertilità. Continuiamo dunque per arrivare a Polizzi Generosa. Da qui comincia una tappa decisamente impegnativa, in direzione Petralia Sottana, con un guadagno e perdita di quota di 1000 m (che sfiora i 1810 m slm). Attraversiamo gli archi dell’acquedotto in stile romano e raggiungiamo l’area attrezzata di Sanguisughe, proseguiamo poi dentro il bosco di conifere fino a salire di quota e godere degli ampi panorami sulla valle dell’Imera. A metà percorso fermiamoci per un momento di riflessione e raccoglimento presso il Santuario della Madonna dell’Alto. Il perché di questo nome lo capirete da voi: dal Santuario si gode di un panorama a 360 gradi sulle Madonie e sui paesi sottostanti, fino ad Enna, Caltanissetta, l’Etna e le isole Eolie. Nel santuario, sull’altare della chiesa di origine medievale, è presente una statua in marmo della Madonna dell’Alto che viene attribuita allo scultore Domenico Gagini (datata 1471), di pregevolissima fatttura.
Dopo esserci immersi nelle altezze e nella spiritualità del luogo, rimettiamoci in marcia e proseguiamo seguendo il sentiero dei pellegrini, per scendere verso Petralia Sottana. Lungo il percorso potrete salutare il signore che domina su queste terre: il Frassino di Puntaloro, con i suoi 500 anni e i suoi 8 metri di circonferenza. Arrivati a Petralia, perdetevi tra le viuzze di questo splendido borgo, per ammirare le varie architetture religiose, ma non solo. Il paesino è conosciuto anche per un edificio molto curioso, uno dei più stretti al mondo, la cosiddetta Casa du Currivu (ossia “Casa del Dispetto”) larga solo 100 cm, costruita nel 1950 in seguito a una faida tra vicini di casa, al solo scopo di ostruire la vista all’abitazione retrostante.
Da Petralia Sottana andiamo quindi alla volta di Gangi. Una tappa di riposo, rispetto alla precedente. Scendete fino a costeggiare il fiume Salso, per guadarlo quasi alla sorgente. Arriverete dunque a Gangi, uno dei borghi più belli d’Italia . Dopo esserci persi tra le tortuose e strette vie del paese, tra i suoi palazzi nobiliari e le sue chiese, ripartiamo in direzione Geraci Siculo, altro bellissimo borgo . Superato il bevaio ottagonale lasciamo la strada statale e, dalla contrada San Giovanni, risaliamo verso Geraci, tra pascoli di mucche e piccoli appezzamenti coltivati. Arriviamo quindi nei pressi del Bevaio della Trinità. Giunti sotto lo sperone del Castello saliamo fino ad arrivare alla Chiesa Madre di Geraci Siculo. In questo bellissimo borgo potrete vivere il Medioevo a tal punto da simularne un antico fatto storico: stiamo parlando del Salto dei Ventimiglia, un balcone in vetro ed acciaio da cui potersi sporgere, costruito nel punto in cui, nel 1337, Francesco I Ventimiglia inseguito dalle truppe reali di Pietro II d’Aragona si gettò con il suo cavallo, precipitando rovinosamente nel burrone sottostante. Da non provare se soffrite di vergini!
Dal grande Bevaio della Trinità il percorso si inoltra verso la chiesetta di campagna di San Cosimano, in fondo ad un ampio prato. Dopo averla visitata torniamo indietro e proseguiamo lungo il sentiero nascosto dalla vegetazione, seguendo il profilo della montagna. Continuiamo per arrivare fino all’area attrezzata di San Focà (situata in zona pianeggiante a più di 700 mt di quota, nel verde fitto di pini neri, olmi pioppi, salici, lecci) e poco dopo una lunga discesa giungiamo a Castelbuono, altro delizioso borgo medievale . Da qui comincia l’ultima tappa, che ci condurrà a Cefalù. Attraverseremo Isnello e Gibilmanna, tra boschi e altri alberi secolari, come la Roverella di Gibilmanna (età stimata 450 anni) o il Pero Mandorlino di Villa Lanza (età stimata 400 anni). Una fermata obbligata è al celebre Santuario della Madonna di Gibilmanna. Oltre alle opere sacre custodite da questo convento dei Cappuccini costruito nel Cinquecento sui ruderi di un monastero più antico, da vedere è sicuramente la Biblioteca, che custodisce preziosi manoscritti, dal XVI secolo al Novecento. La devozione nei confronti della Madonna di Gibilmanna è tanto forte che nel 1954 Maria di Gibilmanna viene dichiarata Celeste Patrona di tutta la Diocesi di Cefalù e Protettrice della città stessa. Dopo questo momento di raccoglimento riprendiamo il sentiero Salvabosco e inziamo la discesa verso Cefalù. Meta finale sarà ovviamente il Duomo, a due passi dal mare. Dopo un viaggio immersi nel silenzio e nella natura più incontaminata delle Madonie, arrivare in un borgo turistico vi farà sicuramente un certo effetto. Uscite dal Duomo, raggiungete il mare e fate di nuovo la sua conoscenza.
Immergere i piedi stanchi nelle sue acque calde e salate, tanto diverse da quella dei fiumi appena lasciati indietro, sarà adesso un’esperienza indimenticabile.