tipografia e della stampa.
Quella della Sbergia, nota anche come Smergia, è una storia che affonda le sue radici in un antico passato. Secondo la tradizione, questo frutto fu introdotto nell’Isola dagli arabi, a partire dal 965. Il termine “Sbergia” sembrerebbe derivare, infatti, dall’arabo Al-berchiga, trasformato poi nel francese Alberge durante la dominazione angioina.
Oggi la Sbergia viene coltivata principalmente nelle campagne di Catania e Messina (e in alcune aree della Calabria), ma la coltivazione di questo frutto nella Valle del Niceto – che sorge alle pendici settentrionali dei monti Peloritani –è accertata da documenti risalenti al XVI secolo. Anche in Calabria, principalmente a Reggio, viene coltivata questa varietà di pesca nettarina.
Come tutte le pesche, anche la Sbergia è fatta principalmente di acqua, è ricca di fibre che regolano l’intestino, di vitamina A e di vitamine del gruppo B e C. Contiene anche sali minerali, aiuta il sistema circolatorio e regola la pressione sanguigna. Ha un alto tasso di flavonoidi, che hanno azione antiossidante. Quasi assenti i grassi, ma alto il tasso di fruttosio. La Sbergia è diuretica, depurativa e disintossicante.