Appena dentro l' Isola di Ortigia non si può mancare la visita alle bancarelle del mercato, dove i venditori descrivono i loro prodotti cantando nenie in lingua locale, con un accento buffo e folcloristico. Sembra essere immersi in una tipica souk araba.
Qui possiamo ammirare le bancarelle colme di vivande come ortaggi, carni, latticini, legumi ma soprattutto pesci, frutti di mare e vari prodotti ittici, le cui bancarelle corrispondenti alle attigue botteghe (appartenenti a svariate famiglie di pescatori abbastanza note a Siracusa e in provincia), ma soprattutto le cosiddette "Vanniate" (grida) di coloro che devono venderlo, portano il turista in un'atmosfera molto lontana dalla fredda modernità di oggi, quando i prodotti erano veramente genuini e venivano venduti folcloristicamente alla gente che, attratta dalle grida del "Principale" (colui che aveva in gestione la bancarella, ossia ne era il "capo" o "padrone") o dei cosiddetti "Picciotti" (letteralmente significa "Ragazzi", ma indica coloro che, assieme al "Principale", gestivano la bancarella; di solito erano soci o parenti di quest'ultimo) oppure dai "Iarzuni" (il significato letterale è "Garzone", ma indica coloro che lavoravano per il "Principale" o per i "Picciotti"), accorrevano per comprare le vivande (genuine e senza dubbio più saporite e naturali di quelle che si comprano nei moderni centri commerciali) che la terra o il mare dava con il sacrificio di chi lavorava duramente per sfamare le proprie famiglie.
Tutto questo avviene ancora qui in questo mercato e nei tanti altri mercati giornalieri, settimanali o quindicinali (che si tengono ogni 15 giorni) nei centri della provincia aretusea.