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    La Leggenda del Castello di Donna Fugata

    2021-03-01 00:00

    LEONE ALVERIO

    storia,

    La leggenda del Castello di DonnafugataA circa 20 km dalla città di Ragusa sorge il Castello di Donnafugata. Fu fatto edificare sulla vecchia struttur

    La leggenda del Castello di Donnafugata

    A circa 20 km dalla città di Ragusa sorge il Castello di Donnafugata. Fu fatto edificare sulla vecchia struttura di una torre duecentesca dal Senatore del Regno e Barone Corrado Arezzo nell'800. Il barone ne fece ingrandire la struttura iniziale che divenne una vera e propria dimora gentilizia. Inoltre l'affascinante barone che trasformò il Castello in uno dei centri più importnti della zona di vita mondana dell'età umbertina. Il nome Donnafugata deriva dall'arabo "Ain-jafat" e significa "Fonte di salute". Una leggenda narra comunque, di una donna che prigioniera nel Castello riuscì a scappare. Si tratterebbe della regina Bianca di Navarra che venne rinchiusa, dal perfido conte Bernardo Cabrera, signore della Contea di Modica, in una stanza dalla quale riuscì a fuggire attraverso le gallerie che conducevano nella campagna che circondava il palazzo. Da qui il nome dialettale "Ronnafugata", cioè "donna fuggita". Abile stratega, scaltro, crudele, potente come nessun altro sull’isola il Conte Berardo Cabrera era temuto persino dai sovrani di Palermo che non fecero nulla per ridimensionare il suo potere. Entrato nella leggenda divenne oggetto di una serie di storie popolari. Si diceva, ad esempio, che nascondesse un tesoro consistente in una capra tutta d’oro, la quale sarebbe saltata fuori dal luogo in cui era nascosta dopo un complicato incantesimo. Si raccontava inoltre, che facesse fare una brutta fine a tutti coloro che lo ostacolavano e soprattutto ai suoi nemici tra i quali ci furono i Chiaramonte e la principessa Bianca di Navarra. In realtà è documentato che la principessa non mise mai piede nel Castello dato che ai suoi tempi (XIV secolo) il palazzo non era ancora stato edificato. L'edificio occupa un'area di circa 2500 metri quadrati e si snoda in circa 122 stanze che meriterebbero tutte di essere visitate se non fossero chiuse al pubblico per essere restaurate. L'ingresso è costituito da un ampio cortile di campagna fiancheggiato da due file di casette. Attraversandolo è possibile scorgere la facciata gotica orlata di merli al di sotto dei quali si trova un'elegante galleria con coppie di colonnine ricche di capitelli. La facciata inoltre è caratterizzata da finestre in stile gotico. Nella parte sottostante alla galleria si ammirano otto finestroni bifori a sesto acuto che danno in un'ampia terrazza delimitata da una balaustra coronata da otto vasi. Due modeste torrette circolari completano la prospettiva. L’interno è assolutamente pregevole ed insieme a tutto il contesto architettonico ha stimolato la fantasia di numerosi scrittori e registi. Leggendario è anche il legame che si è creato tra il castello e il capolavoro cinematografico di Luchino Visconti "Il Gattopardo". Nel castello, infatti, alcuna scena è stata realizzata e il legame è frutto di un equivoco, nato probabilmente dal fatto che lo scrittore del romanzo dal quale è tratto il film, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, chiama "Donnafugata" la residenza estiva della famiglia Salina. Al Piano nobile si accede mediante uno scalone in pietra pece, ornato da statue neoclassiche. Questo ospita il Salone degli Stemmi alle cui pareti sono dipinti i simboli delle famiglie più potenti di Sicilia. Splendidi affreschi sono presenti nel Salone degli specchi, nelle Sale del Biliardo e della Musica e nella stanza da letto nella quale sarebbe stata rinchiusa la principessa Bianca di Navarra, con un bel pavimento in pietra pece e bianco calcare. Pregevoli decorazione sono presenti anche nella Stanza delle Signore e nel Fumoir. Il parco del Castello è caratterizzato da maestosi ficus e piante esotiche, statue, fontane, stemmi araldici, vasi di terracotta provenienti da Caltagirone, sedili in pietra, grotte artificiali e la cupola sul cui soffitto è disegnato il firmamento. Bellissimo il "Pirdituri" cioè labirinto in pietra e la coffee house in stile neoclassico in cui i nobili erano soliti consumare i loro rinfreschi.